Machine Learning

Automatizza la costruzione di modelli analitici 

Esis Srl Machine Learning Milano Bologna Roma

Acquisire un vantaggio competitivo lavorando sui dati è la sfida più grande per le aziende. Le grandi realtà stanno diventando grandi “fabbriche di dati”. 

I dati che vengono prodotti sono molteplici, come ad esempio i dati degli utenti di un sito web, dei loro post su facebook, o dell’utilizzo di un’app, dagli oggetti collegati alla rete, e così via. L’analisi di una mole così elevata di dati richiede competenze specifiche, e tecnologie avanzate in grado di supportare l’elaborazione di file di dimensioni così grandi, per poterne estrarre informazioni utili, nascoste.

Machine Learning, impara dall’esperienza.

Gli algoritmi di Machine Learning usano metodi matematico-computazionali per apprendere informazioni direttamente dai dati, senza modelli matematici ed equazioni predeterminate.

Gli algoritmi di Machine Learning migliorano le loro prestazioni in modo “adattivo” mano a mano che gli “esempi” da cui apprendere aumentano. Cerchiamo allora di capire cos’è il Machine Learning, come funziona e quali sono le sue applicazioni.

Il Machine Learning permette ai computer di imparare dall’esperienza; c’è apprendimento quando le prestazioni del programma migliorano dopo lo svolgimento di un compito o il completamento di un’azione (anche errata, partendo dall’assunto che anche per l’uomo vale il principio “sbagliando di impara”).

Sviluppo software Machine Learning Milano Bologna Roma ESIS Srl

Come funziona il Machine Learning

Il Machine Learning funziona sulla base di due distinti approcci, che permettono di distinguere l’apprendimento automatico in due sottocategorie, a seconda del fatto che si diano al computer esempi completi da utilizzare come indicazione per eseguire il compito richiesto (apprendimento supervisionato) oppure che si lasci lavorare il software senza alcun “aiuto” (apprendimento non supervisionato).

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In questa categoria di Machine Learning al computer vengono “dati in pasto” sia dei set di dati come input sia le informazioni relative ai risultati desiderati con l’obiettivo che il sistema identifichi una regola generale che colleghi i dati in ingresso con quelli in uscita (gli vengono cioè forniti degli esempi di input e di output in modo che impari il nesso tra loro), in modo da poter poi riutilizzare tale regola per altri compiti simili.

In questa seconda categoria di Machine Learning al sistema vengono forniti solo set di dati senza alcuna indicazione del risultato desiderato. Lo scopo di questo secondo metodo di apprendimento è “risalire” a schemi e modelli nascosti, ossia identificare negli input una struttura logica senza che questi siano preventivamente etichettati.

In questo caso, il sistema (computer, software, algoritmo) deve interagire con un ambiente dinamico (che gli consente di avere i dati di input) e raggiungere un obiettivo (al raggiungimento del quale riceve una ricompensa), imparando anche dagli errori (identificati medianti “punizioni”). Il comportamento (e le prestazioni) del sistema è determinato da una routine di apprendimento basata su ricompensa e punizione.

Con un modello del genere, il computer impara per esempio a battere un avversario in un gioco (o a guidare un veicolo) concentrando gli sforzi sullo svolgimento di un determinato compito mirando a raggiungere il massimo valore della ricompensa; in altre parole, il sistema impara giocando (o guidando) e dagli errori commessi migliorando le prestazioni proprio in funzione dei risultati raggiunti in precedenza.

In questo caso si tratta di un modello “ibrido” dove al computer viene fornito un set di dati incompleti per l’allenamento/apprendimento; alcuni di questi input sono “dotati” dei rispettivi esempi di output (come nell’apprendimento supervisionato), altri invece ne sono privi (come nell’apprendimento non supervisionato). L’obiettivo, di fondo, è sempre lo stesso: identificare regole e funzioni per la risoluzione dei problemi, nonché modelli e strutture di dati utili a raggiungere determinati obiettivi.

Ci sono poi altre sottocategorie di Machine Learning che in realtà servono a darne una sorta di classificazione “pratica” perché, di fatto, identificano degli approcci pratici di applicazione degli algoritmi di Machine Learning (da cui si possono quindi derivare delle categorie di “apprendimento” dei sistemi).

Parliamo per esempio dei cosiddetti “alberi delle decisioni” basati su grafici attraverso i quali si sviluppano modelli predittivi grazie ai quali è possibile scoprire le conseguenze (output) di determinate decisioni (input).

Altro esempio concreto viene dal “clustering” ossia dai modelli matematici che consentono di raggruppare dati, informazioni, oggetti, ecc. “simili”; si tratta di una applicazione pratica del Machine Learning dietro al quale esistono modelli di apprendimento differenti che vanno dall’identificazione delle strutture (cosa definisce un cluster e qual è la sua natura) al riconoscimento degli “oggetti” che devono far parte di un gruppo piuttosto che di un altro.

C’è poi la sottocategoria dei “modelli probabilistici” che basano il processo di apprendimento del sistema sul calcolo delle probabilità (il più noto è forse la “rete di Bayes”, un modello probabilistico che rappresenta in un grafo l’insieme delle variabili casuali e le relative dipendenze condizionali).

Infine, ci sono le notissime reti neurali artificiali che utilizzano per l’apprendimento certi algoritmi ispirati alla struttura, al funzionamento ed alle connessioni delle reti neurali biologiche (cioè quelle dell’essere umano). Nel caso delle reti neurali cosiddette multi-strato si entra poi nel campo del Deep Learning (apprendimento profondo).

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